Risoluzione delle crisi aziendali: alle origini del fenomeno

Se è vero che lo scopo di qualunque impresa è quello di aumentare il valore del capitale economico, ogni situazione di riduzione del valore o anche solo di staticità può essere interpretato come un segnale di squilibrio potenziale.

Se il valore è caratterizzato da un andamento negativo, ciò può essere il risultato dell’incapacità di garantire i flussi di reddito o i flussi di cassa che ci si aspetta, o anche la conseguenza di un aggravarsi del grado di rischio che caratterizza le strategie aziendali. Come ci ha spiegato il team dello Studio Legale D’Antuono, che ringraziamo per le informazioni che ci ha fornito per la stesura di questo articolo, una situazione di declino si verifica nel momento in cui si ha a che fare con una sistematica perdita di flussi che si rivela irreversibile, in mancanza di interventi di ristrutturazione o di risanamento.

La crisi aziendale

Il passaggio successivo al declino è rappresentato dalla crisi, la quale comporta delle carenze molto gravi dal punto di vista dei flussi finanziari. Si può avere a che fare, dunque, con una perdita di fiducia da parte degli stakeholder aziendali e con una crisi di liquidità, ma anche con problemi riguardanti l’accesso al credito.

Nelle situazioni contraddistinte da maggiore gravità, poi, la crisi si traduce in una vera e propria insolvenza, vale a dire nella mancata capacità di soddisfare le obbligazioni in modo regolare.

Si può giungere poi al dissesto: si tratta di una permanente condizione di squilibrio patrimoniale a cui non si può porre rimedio a meno che i finanziatori non forniscano il proprio assenso a fare a meno della riscossione dei crediti a cui hanno diritto.

Cause della crisi di impresa: una prima diagnosi

Con l’aiuto di un consulente del lavoro è possibile identificare le cinque più importanti categorie di cause che possono provocare uno stato di declino o di crisi. Si può parlare, dunque, di una crisi da squilibrio finanziario, di una crisi da sovracapacità e rigidità, di una crisi da inefficienza, di una crisi da carenza di innovazione, errori di strategia o incapacità a programmare e di una crisi da carenze ed errori di marketing e decadimento dei prodotti.

Il concordato preventivo

Un imprenditore che si trova in stato di crisi ha la possibilità di rivolgersi al tribunale che ha la competenza territoriale per il luogo in cui si trova la sede principale dell’impresa per inoltrare una richiesta di ammissione alla procedura di concordato preventivo, la quale va abbinata a una vasta documentazione, in cui è indicato il valore dei beni dei soci illimitatamente responsabili.

Della documentazione devono far parte anche la lista dei titolari dei diritti personali o reali su beni di proprietà e uno stato estimativo e analitico delle attività, con in più una lista dei creditori e dei relativi crediti. Insieme con la domanda di ammissione, presso il tribunale deve essere presentato un piano che includa una proposta, come per esempio un trattamento diversificato per i creditori che rientrano in classi differenti o la suddivisione dei creditori in funzione degli interessi economici e in base alla posizione giuridica.

Dopo la presentazione della domanda

Dopo il deposito della documentazione, vengono effettuati tutti i controlli del caso: vale la pena di ricordare che occorre accompagnare la domanda di concordato con la relazione di un professionista che certifichi la fattibilità del piano e la veridicità dei dati aziendali. A quel punto il tribunale si può pronunciare a proposito dell’ammissibilità della domanda. Nel caso in cui vengano meno elementi ostativi, la procedura viene dichiarata aperta e un giudice viene delegato alla procedura. Dopodiché i creditori devono essere convocati al massimo entro 30 giorni dalla data del provvedimento. Se la domanda viene considerata non ammissibile e se al tempo stesso viene riscontrato uno stato di insolvenza, si procede con la dichiarazione di fallimento, che può avvenire solo su richiesta del pubblico ministero o di un creditore.

Come funziona il concordato preventivo

Durante la procedura il debitore prosegue nell’amministrazione dei suoi beni e continua a gestire l’impresa, con la supervisione del commissario giudiziale, che ha tra l’altro il compito di controllare la lista dei debitori e dei creditori in base alle scritture contabili, per poi eventualmente apportare tutte le rettifiche del caso.

Al commissario giudiziale, inoltre, spetta l’incarico di stilare l’inventario del patrimonio del debitore e di compilare una relazione dettagliata a proposito delle cause del dissesto, del modus operandi del debitore, delle garanzie messe a disposizione dei creditori e delle proposte di concordato.

Perché si possa giungere all’approvazione del concordato ci vuole il consenso dei creditori corrispondenti alla maggioranza dei crediti. Se il piano prevede la suddivisione dei creditori in classi, è necessario che all’interno di ogni classe si abbia il voto favorevole della maggior parte dei creditori.